Forse risulta difficile da credere che il telaio è stato testato nella galleria del vento,sulla parte inferiore del tubo obliquo (per capirci dove c'è la scritta Orbea) ha una particolarità, una sorte di "pinna e/o ala" (brevettata) integrata sul monoscocca che funge da protezione al rotolamento.
In origine
Se guardiamo la foto nel contesto generale non si presenta male, ci sono delle componenti all'altezza del telaio (il pezzo forte) come le forcelle a steli rovesciati della Maverick (Americana) ed un impianto frenante idraulico della Hope con dischi flottanti, il resto delle componenti Sram quali: comandi, deragliatore e cambio sono validi, (se ne valuteranno le condizioni) non si può dire altrettanto per la guarnitura verniciata di nero con la bomboletta "inguardabile" e di certo non all'altezza di tutto il contesto. Ora smontiamo tutto e controllando minuziosamente ogni singolo componente.


Le condizioni
Queste sono le condizioni in cui si presenta, ah un consiglio quando trovate degli
adesivi, scoprite perché sono stati applicati, la sfogliatura del trasparente in molti casi è dovuta ad una errata "pulizia" con prodotti troppo aggressivi, lasciandoli agire indisturbati nel tempo. Mentre in questa
foto
si può notare come la catena abbia rovinato parte del telaio e relativo movimento centrale. Fortunatamente nulla di irreparabile, ma sicuramente un lavoro impegnativo (anche per via dei costi) dal momento che lo si dovrà ripristinare completamente, prestando particolare attenzione e tutte le serigrafie (non più reperibili) e rispettando minuziosamente i canoni di originalità
La meccanica
Gli organi meccanici e i leveraggi del telaio devono essere controllati, alcune parti come l'ammortizzatore posteriore verrà revisionato, mentre le boccole ed i cuscinetti del carro andranno sostituiti (materiale ancora reperibile in Orbea) come anche la serie di sterzo, se guarderete attentamente questa foto riguardante la cartuccia del movimento centrale, noterete quale colpo abbia ricevuto deformandosi.
Il ripristino
Si inizia a rimontare il tutto, su di un telaio completamente ricondizionato, (riverniciato e ripristinate tutte le decal originali). Come accennato in precedenza, alcune parti sono rimaste (perché ancora valide) mentre altre sostituite come la bellissima guarnitura della Race Face, logicamente la sostituzione di guaine (dorate) e cavi (neri) oltre a reggisella e manubrio in carbonio per rimanere in tema.
Impianto frenante
Impianto frenante della Hope, sinonimo di qualità e prestazione, la particolarità di questo Kit sta nel fatto che sia le pinze freno, i pompanti e gli adattatori pinza sono tutti lavorati a CNC “controllo numerico computerizzato” ricavato dal pieno su di un blocco (alluminio T6) sfruttandone la particolare lavorazione in termini di leggerezza e robustezza, ospita dischi flottanti sull' anteriore da 183mm. ed al posteriore da 160mm.
La Forcella
La Maverick DUC32 è una forcella a steli rovesciati, nonostante la struttura robusta della doppia piastrala ad "H" interamente in alluminio, la rende sorprendentemente leggera pesando circa 1.650gr per un escursione sugli steli rovesciati di ben 15cm. A protezione degli steli è dotata di due protezioni (facilmente removibili) in plastica, ha un attacco mozzo dedicato da 32 fori su perno da 24x110 con sganci rapidi ed un con attacco disco a 6 viti.
Lo schema di lavoro della forcella è di tipo asimmetrico, nello stelo di destra si trova il sistema idraulico, mentre in quella di sinistra la camera d'aria con una molla, il quale compito è di attenuare il carico iniziale. Sul lato destro superiore si trova la regolazione per il controllo del rimbalzo, permettendo di azionare il blocco dinamico. In pratica in salita sarà possibile comprimere la forcella in modo da diminuirne l'escursione a beneficio della pedalata e dell'assetto della bici, in modo da lasciare comunque attiva la forcella sui grandi contraccolpi ma poco sensibile su di un movimento scomposto di una pedalata fuori sella.
Telaio
Il telaio in questione è interamente in carbonio un monoscocca completamente fatto a mano con il sistema autoclave, la colorazione trama di carbonio a vista con particolari ed adesivi in grigio argento. Il peso del telaio (compreso ammortizzatore posteriore) di 2,140 kg. il prezzo del solo telaio si aggirava sui 2.200 euro.
Particolarità
L' evoluzione
Oiz è il nome di una famosa vetta dei Paesi Baschi . Ma per i più è il nome che da anni identifica l'arma di Orbea nel mondo delle sospensioni integrali XC . Era il 2006 quando il marchio Mallabia decise di entrare nel mondo delle sospensioni posteriori focalizzate sul cross-country. Si trattava di una vera e propria dichiarazione d'intenti ciò che la Oiz avrebbe rappresentato per Orbea nel corso della sua storia, la vetrina per mostrare tutta la capacità tecnologica e di sviluppo del marchio.

Prima generazione nasce nel 2006

Seconda Generazione fino al 2012
Anni 90 MTB
Storia del logo Orbea.
Elenco dei servizi
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1840-1900Voce di elenco 1
Orbea inizia come una piccola officina dedicata alla fabbricazione di armi, chiamata “Orbea Hermanos”, per diventare poi una delle aziende più importanti di Eibar e una delle principali del settore a livello nazionale. Con il tempo, amplia l’attività a cartucce, madreperla e macchinari. Sempre legata al progresso, è il primo impianto di Eibar a disporre di energia elettrica.
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1900-1930Voce di elenco 2
Già in quest’epoca, il marchio ha ambizioni internazionali e apre una fabbrica a Buenos Aires, nel 1907. Grazie ad essa, la produzione aumenta in modo esponenziale, a seguito dell’inizio della I Guerra Mondiale, e crescono i posti di lavoro e gli impianti. Al termine del conflitto, Orbea amplia ulteriormente la sua gamma di prodotti, abbandonando lentamente il settore delle armi, per concentrarsi nella produzione esclusiva di biciclette.
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1930-1950Voce di elenco 3
Conclusasi la Guerra Civile, e con mille dipendenti, Orbea raggiunge una produzione di 50.000 biciclette all’anno. Nonostante il successo, è continuo il suo desiderio di innovare e investire in nuovi progetti, per trionfare nel resto del mondo. Nel 1944, insieme a Electrociclos S.A., fa i primi passi nell’industria automobilistica, producendo una moto elettrica e due tricicli con cassone anteriore. Inoltre, in questo periodo Orbea sponsorizza per la prima volta ciclisti professionisti, ottenendo successi quali la seconda posizione di Mariano Cañardo nel 1935 nella Vuelta a España.
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1950-1969Voce di elenco 4
Negli anni ‘60, Orbea sceglie nuovamente l’innovazione, in questo caso con i ciclomotori Velosolex. Tuttavia una diminuzione della domanda di biciclette a livello nazionale fa vivere all’azienda i peggiori momenti della sua storia.
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1969-1975
Agli inizi degli anni ‘70, i dipendenti si fanno carico di Orbea, costituendo la Cooperativa Orbea e, successivamente, unendosi alla Corporativa Mondragón, il gruppo cooperativo più grande del mondo.
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1980-1990
Orbea sponsorizza squadre di ciclisti professionisti con il Gruppo Sportivo Orbea- Danena. Nel 1985 Perico Delgado vince la Vuelta a España con una bicicletta e attrezzatura Orbea. Alla fine degli anni ‘80, irrompe un nuovo fenomeno che cambierà per sempre il settore e Orbea, il Mountain Biking.
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1992
Agli inizi degli anni novanta, Orbea crea la sua prima squadra di Mountain Bike, con Jokin Mujika come grande protagonista, vincendo nel 1994 il campionato di Spagna di Ciclocross.
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1997
In quest’anno Orbea ridefinisce la sua strategia. Una strategia che le permetterà di competere in un mercato globale. Inizia allora un processo che porta avanti negli anni successivi: apertura a nuovi mercati, orientamento deciso allo sviluppo e all’innovazione dei prodotti, costruzione di un marchio adattato ai tempi e agli utenti.
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2003
Nasce la Orca, Orbea Carbon, la prima bicicletta che Orbea fabbrica in fibra di carbonio. Una combinazione di tecnologia avanzata, sinonimo di innovazione e design. Iban Mayo inaugura il palmarès di Orca, vincendo la tappa regina del Tour de France. A questo successo ne seguirono
altri, come l’Eurobike Award.
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2008
Una costante scommessa per l’innovazione e il progresso, che ha portato il marchio a grandi successi come le medaglie d’oro di Julien Absalon e Samuel Sánchez, in MTB e strada rispettivamente, nei Giochi Olimpici di Pechino. Inoltre, la Ordu è stata incoronata come bicicletta più veloce della storia del Triathlon, grazie all’atleta dell’Orbea Orca Tri Team, Andrew Starykowicz. Riconoscimento che era stato quasi raggiunto con le vittorie di Craig Alexander nell’Ironman delle Hawaii nel 2008 e 2009. Ma Orbea non si ferma qui...